giovedì 9 febbraio 2012

alberi e biciclette

Ho deciso che, ogni tanto, cioè quando sarò dell'umore, tirerò fuori le storie, che mi vengono in mente, di quella che fu l'età dell'oro, per un paese che si trova esattamente all'incrocio dei pali. Credo che li chiamerò "Storie di Petrolchimica"
Il primo di questi ricordi, ho deciso di chiamarlo "Alberi e biciclette. Ovvero: di come la bicicletta Graziella di Gianlucio, finì sopra l'albero piu' alto della piazza San Nicolò". Un mistero che nessuno ha mai svelato. Gelosamente custodito dall'esecutore, o esecutori materiali. Perchè non si è mai saputo  neppure se, chi avesse portato a termine quella fulminea operazione, fosse da solo o una vera associazione a delinquere, ....pardon "ad appendere".  Ricordo ancora chiaramente, quella splendida fusoliera rossa fiammante, con i cerchi scintillanti alla luce delle prime lampade a fluorescenza, della piazza di fronte alla chiesa.  Stava lì, beatamente galleggiante, sulle fronde dell'alberello, disposto in mezzo allo svincolo,  nella posizione migliore per poter essere ammirata,  da ogni angolo della piazza.   Chi passava, in quella serata di fine maggio, ma anche chi si era posato distratto sulla panchina, senza farci caso,  impiegava diversi minuti a riprendersi dallo stupore.  Ammaliato da una visione inaspettata.  Incredulo di quella situazione che sembrava sfidare la fisica. Come per le piramidi egizie, per le pietre di Stonehenge, o per i meno universali nuraghi,  nessuno riusciva a trovare una spiegazione ragionevole, sul metodo utilizzato per il posizionamento del trabiccolo, nella parte piu' alta e irraggiungibile dell'albero. Nè tantomeno, a quei tempi, si conosceva alcun esperto lanciatore di biciclette, che fosse dotato di tale millimetrica precisione. L'unico virtualmente capace di tali lanci, era Donatello. Ma lui lanciava pietre. Una bicicletta non sarebbe stata alla sua portata.  Senza contare,  oltre alla rapidità di esecuzione  e all'assenza di testimoni, anche l'audacia della sfida a un ribollente proprietario, certo di avere individuato il responsabile con precisione, pur se con una approssimazione di circa cento nomi di indiziati.  Credo che, se per caso, quella sera, qualcuno avesse visto turisti americani passare, per andare verso Fonni, oggi avremmo una leggenda metropolitana in più.  Nessuno avrebbe resistito a dire che, forse, probabilmente, anzi, sicuramente, Steven Spielberg,  nell'immaginare la scena di E.T. che passa  davanti alla luna volando su una bici, aveva visto la graziella rossa, appesa a un albero, nella piazza di un paese vicino alle ciminiere.  Ma solo se fosse passato quella sera di fine maggio.  La mattina dopo, infatti, così com'era apparsa, la bici rossa, non c'era già più.  E il barista, che stava di fronte, nella piazza, continuò a giurare che nessuna scala si fosse avvicinata. Nè prima, nè dopo. Nè mai più.

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