martedì 30 agosto 2016

l'africa in città




Se volevi il tiepido, non venivi in Sardegna.


Joyce mi racconta che Addis Abeba si trova a 2500 metri s.l.m.. Chissa' se hanno l'obbligo di catene a bordo. (only for sardinian people)


Se esistesse il 41/Bis per l'imbecillità, alcune città sarebbero perfette supercarceri.


Avviso numero uno per assessori ai lavori pubblici: se volevo andare in Amazzonia, mica passavo nei vostri marciapiedi. 

Avviso numero due per assessori ai lavori pubblici: si possono mettere cartelli di divieto di transito sui marciapiedi, per i pedoni di altezza superiore a 155cm, oppure potare rami e arbusti sporgenti.


Una mamma che concede al figlioletto,di allontanarsi dall'ombrellone. "Va bene, vai vicino al biliardino,  ma non giocare con gli altri bambini"

gesti (im)mortali




Per alcuni, la solitudine e' talmente insopportabile, che anzichè andare via, in un gesto nascosto, scelgono di portar con se' altre persone.


C'è stato un tempo in cui erano i camini a segnare l'orrore delle vite umane. Oggi basta una marmitta Euro5. Con filtro antiparticolato.


Poi ci sono quelli che vorrebbero dimostrare di essere capaci di risorgere dopo tre giorni. Ma usando il cadavere di un altro.


Ormai,  possiamo riempire giornate intere, con i nostri minuti di silenzio.





sabato





Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.



Puoi  perdere la stima, la fiducia, l'affetto, o persino quello che gli stolti chiamano  l'amore.   Ma per alcune anime rare, conservi intatta, la passione della curiosità.  Profonda e inestricabile, come parte di te. Vi lascio al caldo del mare. Perché rileggiate al fresco della sera.  Buon sabato.



(week-end) Vedo le rughe, aumentare  da un giorno all'altro. Non le avevo notate.  Non avrei dovuto cambiare gli occhiali.  Da +1 a  +1,5.





venerdì





Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.




Per fortuna è venerdì. Vedo già il sabato e la domenica. Da vicino.



Nel giorno di Venere, l'argomento è prevedibile. Come un oroscopo. Voi potete scegliere se chiedervi cosa vi possa accadere di bello.  Oppure, chi vi possa accadere, di bellissimo.



Scivolo in questo venerdì.  La musica e le parole degli Alphaville. Scivolo come lungo il tubo di plastica gialla, che lancia verso la piscina piena d'acqua.  Per un istante immagino che potrei trovarla vuota, schiantandomi.  Poi, per fortuna, mi ricordo come da bambini scendevamo lungo il parapetto  obliquo delle scale della chiesa. Un muro ripido e ruvido di trachite scura.  Il suono della tela dei pantaloni sdruciti dalla pietra. E la voglia di scendere ancora più veloci. Infischiandosene delle braghe bucate e delle prediche. 
Questo venerdì, fate così.  Consumate un po' dei vostri  jeans o dei vostri leggins.  Lasciatevi scivolare veloci.  Sicuri di atterrare in piedi.  Con un oplà.  E un sorriso.



(Venerdì) E se invece fosse davvero così? Se davvero quei movimenti impercettibili dei pianeti, fossero capaci di mutare, o perlomeno orientare le nostre vite?    Se quei milioni di chilometri al secondo, potessero, in qualche oscuro meccanismo, cambiare il nostro modo di vedere le cose, il nostro modo di agire?   Giorno dopo giorno, passare dalla disperata inazione, alla vitale voglia di fare. Combattere.  Nudi.  Senza violenza. In un combattimento fatto di bellezza. Come gli atleti dell'antica Grecia. Dove corpi sudati e impolverati sospingevano passioni. E Venere poteva incarnarsi nei muscoli forti di un lottatore.   Anche voi, oggi,  combattete usando la vostra bellezza.



Quelle donne bellissime, che trovano di sé ogni impercettibile difetto. 
Mentre noi vi troviamo solo la mancanza.  Di loro. 
Non poteva essere diverso, il giorno di Venere.



l'oro del giovedì




Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.




Il setaccio di ferro. Quello che usavano i cercatori d'oro della fine dell'ottocento. Vite intere passate a setacciare, grammo per grammo, intere montagne e fiumi.  Ho pensato a loro. A quegli uomini consumati, usurati, sgualciti da un sogno. Contro ogni plausibile probabilità.  Ho pensato a loro stamattina, quando ho deciso di rallentare, di arrivare tardi, di allungare il fiume d'asfalto. Perché oggi sono un cercatore. Cerco di dimenticare l'affanno, la fatica, la disillusione. Tra le sabbie silicee del giovedi,  cerco le sabbie d'oro delle emozioni e delle passioni. Affronto il dolore dei muscoli delle braccia e la schiena ormai curva, ma non smetto, stamane, di setacciare ogni parola, ogni pensiero, persino ogni albero che incontro. Trovare minuscoli grani dorati, sarà la mia ricompensa. E non mi importa se, come per i vecchi cercatori, troverò l'oro dello sciocco. Non smetterò di setacciare e trovare emozioni. Per quanto grande possa essere il fiume del giovedì.



lunedì 29 agosto 2016

giovedì





Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.




Tutti i miei sogni di ogni notte, si sono sempre avverati.  Dentro altri sogni, in altre notti.   
Buon giovedì.



Non avrei mai voluto che capitasse.  Proprio a me.  Avrei dovuto essere più attento.  Basta un attimo di distrazione. Un istante rapidissimo, in cui non l'ho quasi visto arrivare.  Neppure il tempo di una manovra d'emergenza per evitarlo.  Ho sentito il suono.  Lo spigolo anteriore della mia auto l'ha fatto quasi rimbalzare via, come un piccolissimo fardello. Io mi sono bloccato, come ho potuto. La macchina ferma in mezzo alla strada. Lo sportello spalancato. Ma non lo vedevo. I battiti del cuore acceleravano. La gola si faceva secca. Un altro automobilista che scende e mi chiede che accade, se sto bene. Anche lui ha visto qualcosa. Dice che è sbucato così all'improvviso.  Secondo lui, l'ha fatto di proposito. Forse voleva farla finita. Di questi tempi,  purtroppo,  capita sempre più spesso, con tutti i mutamenti che ci sono. Forse ha ragione l'automobilista.  Potrei placare la mia coscienza. Ma per quale motivo, si suicida un passerotto? 






Vivere una giornata. Con quello strano sentimento. Lo stesso che si prova quando, uscendo di casa, avete la netta sensazione di dimenticare qualcosa. Sapendo che, quando ve ne accorgerete, non potrete tornare indietro a riprenderla. Forse.   Buon giovedì, giorno di Giove.  Pianeta così grande, che perdersi è un attimo.



Avete presente le nuvole, quando non sanno che fare?   Indecise se disperdersi o accumularsi, stanno lassù, cotonose.  È giovedì anche per loro.



Leggevo che da oggi, ogni singolo giorno, sarà più corto di un minuto, rispetto al precedente. Ogni giornata, si vedrà sottratta una parte di sé. A suo discapito e a vantaggio del buio.  Chissà cosa si prova, nel perdere qualcosa che pareva intangibile fino al giorno prima.  Quale sia la sensazione del non ritrovare ciò che si riteneva ci appartenesse.   Chissà se proviamo lo stesso sentimento quando accade anche a noi.  Quando ci rendiamo conto di quel minuto mancante.  O se soffriamo di più, perché nessuno ce lo ha rubato,  ma lo abbiano semplicemente perso.  Per non averlo riconosciuto. Per non averlo amato abbastanza.   Oggi, nel giorno di Giove, facciamolo.  Amiamo ogni minuto del nostro giorno.






Un grande mago.   Vissuto al momento giusto. Nel luogo giusto.  Forse anche nel modo giusto. Creatore, probabilmente, di filtri, pozioni, incantesimi.  Ma soprattutto, inventore di quel minuscolo pulsante con sopra scritto "repeat".  Che sembra una formula magica latina.  Quasi uno scongiuro. Quel tasto che compie la magia.  Esaudire il desiderio, che quell'emozione non finisca mai. Probabilmente quel magnifico e potente mago ha raggiunto altri luoghi o è fuggito con una strega Gitana, come Esmeralda.  Altrimenti avrebbe avuto il tempo di perfezionare l'incantevole magia. Cosi, io avrei potuto prolungare non soltanto John Legend.   Magari mi sarei sentito come oggi.  Su una di quelle vecchie giostre variopinte  di legno.  Ripetendo il giro all'infinito, sperando ogni volta, di riuscire a farti salire.  Play thursday.





mercoledì




Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.




Oggi non scrivo. Raccolgo i pensieri, che mi sono caduti mentre scendevo dal letto. Qualcuno si perderà, come accade spesso nelle case, per certi oggetti, anche molto cari. Si perdono, o semplicemente, scompaiono alla nostra vista. Probabilmente lo fanno per loro scelta. E di sicuro, ha ragione il mio amico Paolo: avevano finito il loro compito. O forse lo iniziano proprio nel momento in cui lasciano a noi il loro ricordo. La loro impronta.   Digitale.   Buon mercoledì


Guardavo il ritratto di una persona particolare, che ha fatto scelte particolari.  Ho pensato che, al contrario del sentire comune, ogni scelta che facciamo, è sempre quella giusta. In quel momento, in quel luogo, in quella situazione. Dopo, certamente, troverete interi eserciti di esperti sennopoisti.  Tutti capaci di dimostrare, anche con l'ausilio di formule matematiche, quanto sia stato madornale, quel vostro errore. 
Io dico, invece, che ha ragione l'allenatore del mio Jordan. Quando il giocatore  non segue lo schema di gioco, quando sbaglia il passaggio, quando si ostina a tirare da tre. "Se fa canestro, ha ragione lui". Buon mercoledì




Chissà se, quando arriverà il momento, passerò davvero a miglior vita.  Sia chiaro: il mio dubbio non riguarda lo stato di beatitudine o di sofferenza che mi verrà attribuito, rispetto all'esistenza terrena.   La mia vera preoccupazione è che, anche in quell'occasione,  io possa essere inconcludente.  Se anche in quel caso, anziché trapassare, io resterò indolente e indeciso, sull'andare o meno, oltre quella soglia.  Magari mentre quel vecchio, con la tunica e le braccia incrociate, batterà nervosamente il piede, trattenendosi a stento dal pronunciare quel giudizio tranciante.  "Sei un inconcludente".  Mentre io resterò là. In mezzo. Come il mercoledì.


Spesso, il mercoledì, ha la consistenza di una corda. Ne sentiamo lo spessore sotto la pianta dei piedi, mentre proviamo il primo passo. Davanti a noi, il cavo teso che porta al trampolino del giovedì. A destra e a sinistra, il vuoto, con le sue infinite possibilità.  La nostra scelta,  sta nel sentire bene quel contatto con la pianta del piede. Oppure provare a lasciarsi andare di lato. Restando per  sempre nel mercoledì della vita. Perché qualche volta, il Mezzo, non è la metà.  Buon mercoledì.




Non è per niente bello, iniziare la giornata litigando di primo mattino.  Oltretutto se il motivo è una questione di economia finanziaria, applicata alle banche.  Ma quando lui, testardo e cocciuto, non accetta nessuna ragione e nessun numero da parte mia, non lo tollero. Eppure gliel'ho spiegato, al bancomat, che il pin era giusto.








giovedì 25 agosto 2016

spiagge






La sera, quando guardi il mare, le sue onde, la loro schiuma.  Ti sembra impossibile che abbia fatto tutto quel caldo. Che quel sole alle tue spalle, ora così inclinato, sia stato così alto, così rovente. Quasi da non ricordatelo.


Il sole rovente, che mi ha disciolto. 
Ora scende. 
Lasciando di me, soltanto una pozzanghera di solitudine


Raccolgo a mani giunte, la mia immaginazione umida e informe. La uso per riempire il secchiello colorato. So bene, che dovrò essere veloce, nel capovolgerlo. Così da far restare in piedi quella torre. Come si fa con i sogni.


Lo so. Mi sarei dovuto levare dalla sdraio del mio ombrellone. In piedi e con il dito alzato, ad imperituro ammonimento. Perché quelle due coppie, in piedi, all'ombra del chiosco sulla spiaggia, erano così affettuose. Come vecchi amici.  Poi ho sentito meglio. Ho visto le fascette di plastica azzurra ai loro polsi.  Verde: mezza pensione. Azzurra:  pensione completa.  È incredibile come quattro persone, incontratesi il martedì, arrivino alla domenica, a salutarsi con baci calorosi per la partenza verso il traghetto.  A promettersi che si troveranno con   "il baba' fatto da mia mamma" e  "la parmigiana fatta da mia moglie".  Arrivando al totalmente irreale di un  "Ci sentiamo presto".    Ma quando...mai?


martedì



Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.







Come gli antichi Aruspici, attendo alla profezia della giornata.  Trasmetto a voi, il segno che regala la certezza di un martedì pieno di buone cose.  Interpellata sul destino, e poi lanciata,  la saponetta Palmolive, si è posata sul portasapone, senza rimbalzare fuori.    Sarà un buon martedì





Vi state sbagliando.  I ricordi  non sono persone che avete conosciuto. Anime che avete amato. Né storie che vi hanno emozionato. E neppure passioni che vi hanno consumato o che avete perso per strada.  I vostri ricordi e quelli degli altri, sono premonizioni di  ciò che farete. Esattamente come prima,  o esattamente al contrario. Oppure del tutto diversamente. Come non avete mai fatto prima.  I ricordi servono a questo: a misurare la felicità dei nostri nuovi gesti.  Delle nostre nuove azioni.  Dei nostri nuovi amori.  Buon martedì. Nuovo.



martedì 23 agosto 2016

lunedì



Da tempo, l'inizio del giorno, di un gruppo di coraggiosi e temerarie, viene insidiato dai pensieri del mattino, che arrivano loro, tramite whatsapp. Questa è la raccolta, ordinata (ove possibile) per giorno della settimana.





Viaggio in auto. Nel primo giorno della settimana, che è anche il primo giorno di maestrale. Spalanco tutti i finestrini, perché il vento possa entrare il più possibile dentro l'abitacolo. Capace di spostarmi con la sua forza. Come da ragazzi, i compagni che si danno le spinte, per divertirsi. Come fossero vento.





La ghiandola pineale è una minuscola pallina molliccia, proprio al centro del cranio. Dicono che, probabilmente, in origine, avesse un diverso destino. E probabilmente, sarebbe potuta essere un terzo occhio. Anzi, oggi viene spesso definita così: "il terzo occhio". Alcuni ritengono che, in un certo senso, lo sia per davvero, attribuendole la capacità di vedere nei pensieri o addirittura nell'anima altrui. Pensate come potrebbe essere emozionante, disporre del nostro terzo occhio, capace di darci una visione del tutto diversa, più profonda, del mondo che ci circonda. Andrebbe oltre ogni immaginazione.  Anche se, a pensarci bene, potremmo desiderare ben altro. Magari di poter scegliere un'altra allocazione, per il nostro "terzo occhio". Magari, invece che al centro del cervello, posizionato in cima al dito indice, sul polpastrello. Pensate quale meraviglia: poter alzare il braccio verso l'alto, flettere il dito in avanti e poter vedere direttamente i concerti, quando non si è abbastanza alti. Sbirciare, non visti, oltre gli angoli, gli stipiti, sotto le lenzuola.  Si.  Credo proprio che, se ci fosse un referendum, il terzo occhio sull'apice del dito indice, stravincerebbe. 
Per oggi, provate a immaginarlo, per vedere oltre il lunedì. Buon inizio di settimana.







 È sottile. Finissimo, questo inizio di lunedì.  Non ha neppure l'eleganza della seta.  Ma la fibra ruvida dello spago.  Lo tengo cauto, stretto nel pugno chiuso. Indeciso se stringerlo con la forza, correndo il rischio di tagliarmi la carne del palmo della mano. O se lasciarlo andare un po'. 
Posso usarlo per fare piccoli nodi, per misurarne la lunghezza. Per conoscere quale sia la mia distanza da te. Oppure, potrei sognare ancora un po', di essere Achab,  mentre a ogni nodo, lego una corda sempre più forte, e alla fine trovero' la fiocina, arpionata nella pelle durissima della giornata già finita.  Traetela a voi, questa giornata che è solo all'inizio. Riempite la vostra baleniera.  Buon lunedì.





Lunedì. Che vi posso dire?  La strada ha ancora le curve tutte arruffate. Anche gli alberi lungo la carreggiata, sono meno del solito. Alcuni stanno ancora pettinando le fronde, prima di piantarsi al proprio posto.  Io metto in fila i pastelli colorati, scegliendo le tonalità più adatte per la giornata, ma infilo in tasca  quello che amo di più. Da usare sulla carta ruvida. Da sfumare con i polpastrelli. Come si fa con la pelle abbronzata. O con i pensieri netti del lunedì.  E voi, tracciate per bene la vostra settimana.





lunedì 22 agosto 2016

scent of











Ho deciso di fare una deviazione. Ho deciso di seguire quel vecchio cartello arrugginito e quasi divelto. Ha insistito così tanto, in questi mesi, che alla fine ho voluto dargli retta. Ho infilato quella che un tempo è stata più di una mulattiera. E che oggi ha dimenticato cosa fosse in altri giorni. La mia macchina ci è passata a malapena, ma non ha protestato. E'abituata a percorsi scomodi, come talvolta lo sono le mie giornate. Così, dopo cinquecento metri, seicento buche e diciotto strettoie, sono sbucato dove sbucano tutte le strade testarde. In uno spiazzo di una vecchia stazione. Il suo cartello è ancora in piedi, quasi verticale. Con la scritta chiara, come se qualche signora dabbene, l'avesse ripulito proprio stamane, sapendo che avrebbe ricevuto una visita. Per questo ho voluto essere educato. Ho fermato l'auto, in modo da non dare troppo fastidio. Sono sceso e ho scattato foto, scusandomi per il troppo rumore fatto dall'otturatore della macchina fotografica dello smartphone. Un sacco di binari, per una stazione esiliata nelle campagne. Una chiesa così piccola,  che al massimo ci sarà stato posto solo per un piccolo altare, un prete e un solo chierichetto.  Dall'altra parte, in simmetria opposta, un rudere, di cui la cosa meglio conservata resta l'insegna fatta di cemento, sul muro di lato: "scuola elementare". E poi il caseggiato più grande. Restaurato con i mattoni rossi di prima della guerra, per nascondere l'intonaco inglese della fine dell'Ottocento. Finestre abbandonate aperte al primo piano. Niente finestre né porte, invece, sul marciapiede dei binari. Solo il segno dei varchi, ormai murati, con impietosi blocchetti di calcestruzzo. Aperture simmetriche che paiono occhi, per sempre occlusi, senza preavviso, né spiegazione.  Poi, senza preavviso, né spiegazione, capisco. Senza averne voluto o richiamato la presenza. Sento il trillo di un campanello meccanico, come ancora si sente in certe scuole, quando si segna la fine della lezione, o l'inizio della ricreazione. Mi piacerebbe fosse una storia di fantasmi bambini, che non hanno mai abbandonato la scuola elementare, che sta esattamente di fronte a me. Invece è proprio il suono d'avviso di un vecchio passaggio a livello. E quello che arriva è uno dei treni che ancora riescono a fare scintille sulle rotaie a scartamento ridotto. Non mi domando neppure come abbia fatto a sapere che io fossi proprio là, proprio in quel momento e in quel luogo. Lo guardo soltanto, incantato. Come si guarda un treno che continua a passare in una stazione che esiste solo in due cartelli bianchi arrugginiti. Solo allora capisco definitivamente. Perché quella stazione, a cui hanno chiuso gli occhi, continua a vivere e vedo i muri piegarsi leggermente, a seguire la coda del treno, passato davanti a lei. Anche a occhi chiusi, sente i suoni e le vibrazioni dei binari. E aspetta pacifica, che passi un treno, che riprenda a fermarsi davanti. O qualcuno che faccia una deviazione, per non sentirsi troppo sola








Un giorno mi chiederanno di raccontarti. Di descriverti. 
E io non dirò chi eri. Ma dov'eri. 
Perché tu sei un Luogo. 
Un Luogo dove esiste tutto ciò che altrove non c'è.



virus



- Ciao.
- Ciao. Hai una faccia...
- Davvero ?
- Si, si. Che ti succede?
- Beh. Sai...
- Sputa il rospo.
- Insomma...ecco.... Ti ricordi quella ragazza di cui ti parlavo. Quella che ho conosciuta su Effebi....Che ci stavamo frequentando, usando Whatsapp...
- Si, certo che la ricordo; l'ultima volta mi hai pure fatto vedere la sua foto svestita.. Una Dea.
- Beh. Si.... Lei... Ecco: ci siamo dati un appuntamento vero. Ci siamo piaciuti. È stato un vero sballo.
- Mi pare una buona cosa. Perché quella faccia, allora?
- Mi sono beccato un virus...
- Uhh.... Mamma mia!  E io chissà che mi credevo.... Che telefono hai? Lumia Microsoft? Mettici Avira antivirus, che è pure gratis.

giovedì 11 agosto 2016

congestioni




Lo so. E' da un po' che non ci trovate niente di nuovo. Eppure, di "nuovo" c'è sempre una bancarella piena. Ma lo sapete pure voi, che i mercatini ambulanti, per definizione, non li trovate sempre nello stesso posto. Nel frattempo, alcuni (s)fortunati hanno continuato a leggere gli esperimenti delle Teorie. 
Quindi, oggi, per dare un senso logico, vi lascio qualche riga, che riparte proprio da dove è iniziata una delle prime "teorie". Da una spiaggia.


Acqua

- Dario, non andare in acqua!
- Ma dai, perchè tuo figlio non può andare in acqua?
- Perchè ha mangiato da poco; ha mangiato cinque minuti fa; rischia di stare male in acqua.
- Ma quando mai?! La digestione non è ancora iniziata; la digestione inizia dopo venti minuti, quindi se entra ora non corre rischi;  l'importante è che esca prima di venti minuti; è il freddo, quando si esce, che rischia di farlo affogare.
- Ah... beh, non si finisce mai d'imparare. 


(Stintino, Sardegna, 5 di agosto, ore 15)